Linda e il Corvo

Questo è un racconto breve di qualche anno fa, pubblicato su writersdream.org l'8 marzo 2012. È una sorta di dark romantic nato quasi per caso, ma a cui sono piuttosto legato.

Linda s’alzò presto quel mattino, più presto del solito. Un amore lontano l’attendeva nel luogo dove si conobbero, e benché sapesse che l’avrebbe aspettata senza fiatare, non volle farlo aspettare.
«Vieni a trovarmi ogni tanto. Se troverò il modo, farò lo stesso con te», le disse anni prima, quand’era ormai certo che avrebbero dovuto separarsi presto.

Una sottile foschia avvolgeva le lapidi, e l’erba grondante di rugiada brillava nell’incerto mattino. Uno stranissimo posto per conoscersi, ma tra loro andò così. D’altronde, un cimitero monumentale era forse l’unico luogo nel quale avrebbero potuto incontrarsi due come loro: una fotografa con tendenze un po’ macabre e un occultista con la passione per i defunti. Linda passò un intero pomeriggio a fotografare stupende lapidi e polverose sculture di illustri sconosciuti, mentre quell’uomo tetro e misterioso le parlava di antichi riti pagani, di contatti con l’aldilà, di strani grimori e persino di improbabili resurrezioni, tutte cose che la facevano sorridere. Non credeva a una sola parola di quel che diceva, ma quell’uomo le piaceva: era enigmatico, colto, intelligente, lontano dalla normalità a cui era abituata. Non mise molto tempo a innamorarsi di lui, e vissero per anni insieme, prima che un cancro glielo portasse via in sei mesi d’agonia.

Molto tempo era passato, ma ancora non era riuscita a dimenticarlo, ad andare avanti, a rifarsi una vita.
Ora lui l’attendeva in quello stesso cimitero, come sempre, sepolto sotto l’erba fradicia. Linda pose dei fiori sulla sua lapide, e smarrendo lo sguardo verso il prato, d’un tratto, notò un uccellaccio nero mai visto prima: un corvo imperiale, tetro e imponente, becchettava la terra a pochi passi in cerca di vermi. Gracchiava in modo inquietante e s’avvicinava spesso a lei e alla tomba, senza che la sua presenza lo turbasse.

Linda lo tenne d’occhio, intimorita, ma presto riuscì a ignorarlo. Al cospetto della lapide del suo amato, per qualche minuto si lasciò rapire dai ricordi. Il tempo di un ultimo sospiro e si voltò per andarsene, ma il corvo approfittò subito della sua distrazione; camminò silenzioso fino alla tomba e rubò una rosa con un lungo stelo dal mazzo di fiori. Lei se ne accorse tardi e lo cacciò via con un gesto stizzito, maledicendolo mentre volava al riparo tra le frasche.

Vicino al cimitero, ancora oggi, c’è un piccolo caffè all’inglese. Una volta fatta visita al suo uomo, come sempre, si sedette in un tavolino all’aperto per godersi un effimero istante di pace.
Il cameriere le portò il caffè, ma lei non se ne accorse. Era intenta a osservare il cimitero oltre la strada, dove il grosso corvaccio nero svolazzava tra i sottili rami degli alberi, flettendoli sotto il suo peso. Pareva intento a costruire un nido anche se, stranamente, non v’era traccia della sua compagna. Dai pochi rametti che aveva già intrecciato, spuntava il rosso acceso della rosa che le aveva rubato. Inconfondibile, nonostante la distanza.
«Signorina?» la esortò il cameriere, e lei si voltò come se l’avesse richiamata alla vita.
«Mi scusi… oggi è una giornata strana,» rispose pagando il conto, e il cameriere le sorrise tiepidamente, servendole la tazzina e la zuccheriera piena di bustine di diverso colore. S’era sempre trovata in curiosa difficoltà nel cercare lo zucchero che piaceva a lei, ma mentre stava per allungare la mano alle bustine, scuotendo le dita con fare incerto, il corvo la spaventò a morte.

Il grosso uccello si posò sulla fioriera accanto a lei con un forte frusciare delle penne, e Linda si ritrasse spalancando gli occhi terrorizzata. Coi suoi occhiacci neri e la testa storta, il corvo osservò Linda che si proteggeva il viso con le mani, paralizzata. In tutta risposta, gracchiò con arroganza gonfiando fieramente le barbe e saltellò sul tavolino. Infilò deciso il becco nella zuccheriera, ed estrasse una bustina.
Linda, allibita, seguì il cupo animale che svolazzò di nuovo sulla fioriera accanto a lei, porgendole lo zucchero. Timidamente gli porse la mano tremante, e il corvo aprì il becco lasciando cadere la bustina sul suo palmo. Gracchiò ancora, e volò di nuovo nel cimitero in cerca di rametti per il suo nido.
Quando si riprese, Linda guardò la bustina che aveva in mano, e trasalì: era zucchero di canna.
Si voltò stupefatta verso l’uccellaccio distante, intento a sistemare i rametti sulla cima del suo albero. Solo.
Una lacrima le solcò il viso sbalordito.

theda-bara-1885-1955-grangerQuesto fu l’ultimo giorno di vita di Linda, così come mi fu raccontato da chi dice di sapere. Una piccola leggenda per una donna che scelse d’uccidersi la sera stessa, e che fu trovata stesa contro un muro del suo appartamento, con una pistola in una mano e una bustina di zucchero stretta nell’altra. Un ghiotto enigma per tanti giornali.
E si dice anche che il grosso, scorbutico corvo che infastidisce ogni visitatore del cimitero abbia finalmente trovato una compagna, dopo più di un anno passato da solo nel suo nido, aspettando chissà cosa.

Immagine: Theda Bara (1885-1955), attrice

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