Tra le Rovine

Sentivo attorno a me una freddezza, uno scoramento, una nausea, un’invincibile stanchezza di pensiero che nessun pungolo dell’immaginazione avrebbe saputo affinare ed esaltare in alcunché di sublime. Che cos’era, mi soffermai a riflettere, che cos’era che tanto mi immalinconiva nella contemplazione della Casa degli Usher?

Edgar Allan Poe, La Rovina della Casa degli Usher, 1839

Nebbia perenne, alberi rinsecchiti e contorti, una profonda crepa nel muro della villa facevano da contraltare alla scricchiolante salute degli ultimi Usher che l’abitavano. Col tempo, il vorace acquitrino seppellì la cadente dimora nel fango assieme agli ultimi discendenti della famiglia, un tempo grande e florida. Così la casa seguì la sorte dei suoi signori oppure, viceversa, furono i signori a seguire la casa nella sorte inevitabile.

la_chute_de_la_maison_usherLa casa degli Usher è crollata molto tempo fa, inghiottita dalle acque putride di una palude nella fantasia di Edgar Allan Poe. Le rovine, però, riaffiorano ancora dalle acque torbide. Sono le pietre spezzate e le travi ammuffite, sono l’ultimo rifugio di chi preferisce i resti del passato alla melma del presente.

Trovo che la Caduta degli Usher sia una metafora perfetta per i giorni nostri, in cui le rovine immerse nella palude divengono ciò che resta di una cultura e di una sensibilità artistica ormai distrutte e fagocitate da un triste trionfo della mediocrità, di buonismo ipocrita, di torpore mentale di massa. Il declino del Romantico e del Gotico dei secoli passati s’è portato dietro i suoi stilemi e le sue tematiche, affogate assieme alle sue ultime eccellenze senza eredi sotto i muri di quella grande casa, il Fantastico, caduta in disgrazia da tempo.

la_chute_de_la_maison_usher_3Eppure, io amo queste rovine e i resti dei loro signori. Amo i temi della morte, dell’autodistruzione, della fondamentale fallacia dell’essere umano. Poco mi importa se il mondo attorno a me fa di tutto per dimenticarsi della propria natura, e preferisce costruire idoli di cartapesta e futilità materiali piuttosto che affrontare ciò che si nasconde nel suo animo. Nella mia mente rovine e cimiteri sono l’ultima dimora, fantasmi e vampiri (veri) gli unici eroi, e non vedo la morte come un pensiero negativo da esorcizzare, ma come aspetto fondamentale della vita al pari della nascita.

Io vi invito, dunque, a non navigare nella palude. Io vi invito a sedere con me sulle Rovine degli Usher, immersi nella nebbia colorata dal flebile verde dei fuochi fatui, sperando di scorgere gli spiriti del passato che si nascondono tra le pietre. Cosa c’è di più sublime del Gotico, se non i fantasmi del Gotico?

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