In nomine Patris e le sue correzioni

In Nomine Patris (sette anni dopo)

L’arrivo di Miserere ha portato con sé anche un’opportunità a cui non avevo pensato, che mi ha dato l’occasione di colmare una lacuna, raccontare una storia e fare una promessa.

La lacuna

In nomine Patris corretto
In nomine Patris

Il fatto è che, in quasi sette anni, io non ho mai letto In Nomine Patris… almeno, non così come fu stampato nel lontano 2012.
Ma un seguito come Miserere, scritto in così tanto tempo (e lungo una volta e mezzo INP) quasi costringe a rileggere l’episodio precedente prima di affrontare la revisione. E quale occasione migliore per sistemare qualche errore sfuggito alla correzione bozze? Così mi sono messo d’impegno e tutti i segnalibri della foto indicano un verbo sbagliato, un segno di punteggiatura di troppo, maiuscole mancate, sbavature varie che in prima battuta non ho potuto correggere.

La storia

Quelle etichette sono tante, è vero. Ma non è che non avessi curato la prima edizione, anzi, è che la vita si mise pesantemente in mezzo e fui costretto a lavorare al libro con pochissimo tempo libero a disposizione. La vita del programmatore neolaureato a Milano, credetemi, è difficile e non mi permise niente di più: andai avanti per mesi con l’acqua alla gola, e completai il tutto in una settimana che non dimenticherò facilmente: lavorai a In Nomine Patris da un lunedì a un venerdì dalle 23 fino alle 3 di notte (con sveglia alle 6:30), giusto in tempo per mandarlo alla correzione bozze. Il manoscritto tornò dalla correzione la sera prima della data ultima per andare in stampa, impossibile rivedere tutte le sue 340 pagine in una notte; mi dissi che l’avrei riletto “con calma” in previsione di una seconda edizione.

La promessa

Come avrete capito sì, dopo anni di “fuori catalogo” e di “c’è una copia su ebay”, arriverà una seconda edizione corretta (ma non riveduta: non è cambiato nulla. Per il motivo che segue).

L’inatteso

Ho riaperto un libro chiuso nella mia memoria circa sette anni fa.
L’ho riletto da lettore e non da autore, da pagina 1 a 340.
E mentre leggevo per cercare le inevitabili, irrilevanti inesattezze tipografiche tutto ciò che fui, tutti i sogni e i rancori, i pregi e i difetti, gli abissi e le vette di quel ragazzo di vent’anni mi sono esplosi davanti agli occhi di frase in frase.
Sarà pur vero che sono un modesto autore (e presumo un autore modesto), ma non ho mai scritto per altro motivo se non quello di chiudere in pagine tutto ciò che sono, la parte più profonda di me stesso, oggi come allora. E rileggendomi quella parte di me mi ha ricordato chi sono stato, ne sono uscito come se avessi incontrato un me stesso del passato, un uomo diverso da ciò che sono oggi.

Non lo nascondo, è stato un incontro che non mi ha lasciato indifferente.
Questa rilettura m’è servita non solo per dare ai miei (pochi) lettori qualcosa di meglio, ma anche per capire, una volta di più, che di anno in anno posso aver cambiato cento vite ma la parte di me che più stimavo è sì maturata, ma in fondo è rimasta così com’era. In fin dei conti sono contento di ciò che scrisse quel ragazzo chiuso in una stanza coi suoi sogni, anche col senno di poi, ed è una sensazione che auguro a tutti.

Ma ciò che sono oggi è chiuso in Miserere.

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