The Genius of Mr. Long is a spontaneous and self-expressive one.
H. P. Lovecraft
Riguardo al mondo del fantastico e dell’orrore, è un fatto accertato che H. P. Lovecraft ha segnato il novecento così come Edgar Allan Poe l’ottocento, ma in che modo un autore lascia il segno? Sicuramente nei suoi lettori, certo, ma trovo che l’importanza di un artista in generale, e di un autore in particolare, sia da ricercare soprattutto nell’influenza che ha avuto su scrittori suoi contemporanei e in quelli che sono venuti dopo di lui, troppo spesso dimenticati o relegati al ruolo di bravi imitatori. Nomea molto poco lusinghiera per persone ammirate dallo stesso Lovecraft, e tra questi illustri semisconosciuti, uno dei miei preferiti è senz’altro Frank Belknap Long.
Long nacque il 27 aprile del 1901, undici anni dopo Lovecraft. Figlio di un dentista, fin da ragazzino fu affascinato dalla storia naturale e dai luoghi più selvaggi del pianeta. In gioventù maturò un grande interesse per il “weird” leggendo il libro di Oz, la proto-fantascienza di Jules Verne, H. G. Wells, A. Bierce e l’immancabile Poe.
Il suo destino si incrociò con quello di Lovecraft nel 1921, a vent’anni, quando la sua storia The Eye Above the Mantel catturò l’attenzione del solitario di Providence. Ne nacque un’amicizia fatta di qualche incontro e centinaia di lettere, come si usava all’epoca, che durò fino alla morte di Lovecraft avvenuta nel 1937. A questo proposito, va ricordato che Long ha dedicato diversi omaggi a HPL e che è stato il suo primo biografo. Long scrisse infatti H.P. Lovecraft: Dreamer on the Nightside nel 1975, e lo fece in fretta e furia cavalcando l’onda emotiva suscitatagli dell’uscita di un’altra biografia di HPL che non piacque a Long per diversi motivi: Lovecraft: a Biography di Lyon Sprague De Camp.
Long vendette il suo primo racconto nel 1923 all’iconica rivista pulp Weird Tales, a cui darà il suo contributo per i successivi quarant’anni, così come farà per altre importanti riviste come Astounding Science Fiction. Nel 1926 pubblicò il suo primo libro, A Man from Genoa and Other Poems, una raccolta di poemi che ricevette parecchi riconoscimenti da stimati scrittori. Nel 1928 Lovecraft e Robert Barlow curarono la pubblicazione del suo secondo lavoro, The Goblin Tower, seconda raccolta in versi. Long fu tra i pionieri della poesia fantastica, con titoli pubblicati tra il ’25 e il ’38 su Weird Tales, anche se abbandonerà progressivamente la stesura di versi nel corso della sua eterogenea carriera.
Nonostante la varietà dei suoi scritti, comunque, Long è ricordato soprattutto per essere stato uno dei maggiori contributori dei Miti di Cthulhu. I contributi più significativi cominciarono proprio nel 1928, con il racconto The Space-Eaters (I Mangiatori di Spazio), in cui lo stesso Lovecraft entra nella narrazione come comprimario del protagonista in un omaggio difficile da dimenticare specialmente per la scena finale, in cui viene descritta un’immagine capace di lasciare il segno in ogni amante di HPL.
Nel 1929 vedranno la luce due dei suoi lavori più famosi, sempre legati ai Miti: The Horror from the Hill (L’orrore delle colline), una storia a puntate pubblicata sempre su Weird Tales che introduce il “Dio Elefante”, il Grande Antico Chaugnar Faugn, e il visionario The Hounds of Tindalos (I Segugi di Tindalos), il suo racconto più celebre, che credo meriti un approfondimento particolare.
I Tindalos «emersero da strani angoli in profondi recessi di spazio non-euclideo prima dell’alba dei tempi» (Long), e a differenza delle altre creature, che occupano le curve del tempo, essi dimorano negli angoli e solo attraverso gli angoli possono penetrare nella nostra dimensione. Hanno sete del sangue umano, e quando individuano una preda che si è spinta troppo oltre nel tempo e nello spazio, non smettono di darle la caccia fino a quando non l’hanno divorata.
– A cosa assomigliavano? – Chiesi per incoraggiarlo a parlare.
Si sporse in avanti e mi afferrò il braccio. Stava tremando in modo terribile. – Non ci sono parole nella nostra lingua per descriverli – bisbigliò con voce roca. – Sono vagamente simboleggiati nel mito della Caduta, e in un’immagine oscena che fu trovata incisa su tavolette antiche. I greci avevano trovato un nome per designarli, che però attenuava la loro sostanziale malvagità. L’albero, il serpente e la mela, sono questi i vaghi simboli di uno spaventoso mistero.
La sua voce stava diventando stridula. – Frank, Frank, un atto tremendo e indicibile fu commesso all’inizio. Prima del tempo, l’atto, e dall’atto… –
Si era alzato in piedi e camminava istericamente per la stanza. – I semi di quest’atto passano attraverso gli angoli in vaghi recessi temporali. Sono affamati e assetati!
– Chalmers – supplicai per quietarlo – Viviamo nella terza decade del ventesimo secolo.
– Sono magri e hanno sete! – urlò – Sono i segugi di Tindalos!F. B. Long – The Hounds of Tindalos
I Segugi appariranno successivamente nelle produzioni di molti altri scrittori dei Miti, tra cui Ramsey Campbell, Lin Carter, Brian Lumley. Lo stesso Lovecraft li citerà, lo stesso anno, nel suo racconto The Whisperer in Darkness (Colui che sussurrava nelle tenebre):
La natura dei Doe mi fu chiaramente rivelata, così come l’essenza (se non l’origine) dei segugi di Tindalos. La leggenda di Yig, padre dei serpenti, cessò di essere un simbolo; fremetti di orrore ascoltando la descrizione del mostruoso caos nucleare al di là dello spazio, che il Necronomicon vela misericordiosamente sotto il nome di Azathoth.
H.P. Lovecraft – The Whisperer in Darkness
Long contribuirà ai Miti con diversi altri racconti e poemi, composti prima e dopo la morte di Lovecraft, ma come ho già accennato la vulcanica fantasia di Long non si limitò all’horror lovecraftiano: a partire dalla fine degli anni ’30 e senza interruzioni durante la seconda guerra mondiale (a causa di un problema fisico che gli impedì l’arruolamento), grazie alla collaborazione con Astounding Science Fiction si dedicò soprattutto alla fantascienza.
Gettatosi in questo nuovo genere, al tempo non molto esplorato, riuscirà a “staccarsi” dall’immaginario horror del suo mentore, pur mantenendone alcuni peculiari tratti filosofici, e creerà un immaginario personalissimo e originale; i suoi racconti fantascientifici manifestano i timori che si respiravano negli anni tra la seconda guerra mondiale e la minaccia dell’olocausto nucleare, raccontando spesso di un’umanità soggiogata da molluschi o insetti evoluti e giganteschi, in cui gli esseri umani, causa della loro stessa rovina, assumono il ruolo di pallidi gregari di nuovi esseri, divenendo ombre del loro glorioso passato. Notevoli in questo senso i racconti The Great Cold (Il grande freddo), Green Glory (Gloria Verde), The Last Men (Gli ultimi uomini). Altrettanto interessanti, poi, racconti di fantascienza tipicamente “weird” come The World of Wulkins (Il mondo di Wulkins) o Humpty Dumpty – Great Fall (Testa d’uovo fa un bel capitombolo).
Lavori più recenti, e che è impossibile non citare, sono John Carstairs, Space Detective (1949), i romanzi Space Station 1 (1957), Mars is My Destination (1962) e It Was the Day of the Robot (1963)
Come molti altri autori, alle produzioni personali affiancò il lavoro come editor, ghost writer e persino sceneggiatore, arrivando a firmare alcune sceneggiature di fumetti di Superman e Green Lantern.
Negli anni ’70 e ’80, il talento dietro alla vasta produzione di Long è stato ampiamente premiato e riconosciuto, anche attraverso prestigiosi premi tra i quali vanno ricordati il First Fandom Hall of Fame Award del 1977, il World Fantasy Award for Life Achievement (assegnato alla World Fantasy Convention del 1978), il Bram Stoker Award for Lifetime Achievement (assegnato dalla Horror Writers Association nel 1987).
Long è venuto a mancare il 3 gennaio de 1994, senza molta attenzione e in condizioni economiche precarie, se non di completa indigenza. Quest’anno è caduto il ventesimo anniversario della sua morte. In Italia non ha mai avuto un grande seguito, potendo contare solo su qualche edizione Urania dei suoi scritti più famosi, solo una piccola parte della sua bibliografia.
A mio avviso, il prossimo anno sarebbe un’ottima occasione per colmare questa lacuna e omaggiare uno dei pochi scrittori che, dopo essersi fatti conquistare dall’immaginario di Lovecraft, riuscirono a conquistare il loro stesso maestro.
Edizioni Italiane
- I Segugi di Tindalos (Collana I Libri della Paura 8, SIAD Edizioni, Aprile 1979)
- Di fronte all’ignoto (Urania 1250, 5/2/1995)
- È bello essere marziani (Urania 1261, 9/7/1995)
Caspita io non lo conoscevo e grazie a te adesso mi informerò anche su questo autore. Complimenti sempre per l’egregio lavoro che fai e che spero possa ricevere maggiore seguito. Continua così per favore e non mollare che , magari non sarà molto, ma continuo ad essere un tuo grande fan.