Ricordo di aver scritto, in una qualche intervista d’anni fa, che non avrei impiegato i sette anni occorsi per In Nomine Patris per pubblicare il secondo libro. Ho mentito, anche se non potevo saperlo.
A mia discolpa posso dire che per un libro lungo una volta e mezza il primo ho impiegato, in verità, circa sei anni: la prima stesura porta la data di dicembre 2018. Avremmo dovuto (e voluto) pubblicarlo nel 2019, ma non ci fu modo e ci dicemmo che si poteva fare a primavera 2020…
Quel che è successo poi, nel mondo come nel nostro paese, è una triste storia che non ho intenzione di rivangare (anche se è bene tenerla sempre bene a mente, per ricordarsi certe facce). Così il 2020 è diventato un “forse 2021”, poi uno “speriamo nel 2022” e, alla fine, siamo alla metà del 2023. Mi scuso e ci accontentiamo, nella speranza che la lunga attesa sia valsa la pena, e voltiamo pagina.
Parliamo dunque di Miserere, finalmente. Come In Nomine Patris è sangue e ossa, radici e catene, pugni e carezze, ma lo è in modo diverso: respira più forte, vede più lontano; posa gli occhi su mondi al di là della morte che i Vivi non conoscono, regni in cui nessuno vorrebbe mettere piede e altri in cui lo si potrebbe desiderare, ma difficilmente si sarebbe disposti a pagarne il prezzo. Mondi perduti, freddi come le antiche, ancestrali anime che li abitano e che vogliono disperatamente sopravvivere, per un motivo o per l’altro, affinché ai loro millenni se ne aggiungano altri. Miserere trascina e incrocia avvenimenti di remoti passati, profondi rancori e atroci battaglie che i Vivi mai conobbero, col destino ultimo dei mortali e dell’ultimo Regno in cui nuove Anime possono ancora nascere.
Non è un invito a un viaggio facile, ma spero che qualcuno decida di seguirmi.